Quando si vendemmia in Toscana?

Quando inizia la vendemmia in Toscana? E nelle altre regioni d’Italia? Scopri di più su qual è il periodo migliore per fare la vendemmia.

Quando si vendemmia in Toscana?

La Toscana è una delle regioni italiane più belle, non solo per le attrazioni culturali e culinarie, ma anche per le bellezze paesaggistiche: a seconda della stagione, infatti, si possono ammirare scenari sempre diversi, e tutti belli da togliere il fiato.

Uno dei paesaggi che attira sempre più turisti è quello lussureggiante delle colline toscane, dove si estendono i filari d’uva e dove si trovano i più eleganti wine resort, come quello di Castello Banfi. Tra i periodi dell’anno ideali per visitare la Toscana vi è quello della vendemmia.

La vendemmia in Toscana viene fatta principalmente nei mesi di settembre e ottobre. Le date precise variano però ogni anno poiché la maturazione dell’uva dipende da diversi fattori, spesso non prevedibili con largo anticipo. Durante i mesi che precedono la vendemmia, gli esperti studiano i grappoli d’uva per stabilire quando raggiungeranno il grado di maturazione ideale.
Inoltre, non tutte le uve maturano nello stesso periodo: ci sono varietà precoci e varietà tardive. Le uve precoci, come ad esempio quelle del vitigno Chardonnay, si raccolgono nei primi giorni di settembre, e in alcuni casi, se il clima è favorevole, anche durante il mese di agosto.

Le uve tardive invece, come il Cabernet Sauvignon, si raccolgono verso la fine di settembre e durante i primi quindici giorni di ottobre.

La Toscana, proprio per la varietà del suo paesaggio e delle relative condizioni climatiche e caratteristiche del suolo, ospita vitigni con diversi periodi di maturazione. A seconda delle caratteristiche della vigna, quindi, la vendemmia può essere fatta da fine agosto a inizio ottobre.

Quando si vendemmia nelle altre regioni d’Italia?

Anche in questo caso il periodo della vendemmia dipende dalla varietà delle uve e dai fattori climatici. In Sicilia, ad esempio, la vendemmia inizia già ai primi di agosto per quelle uve che poi verranno utilizzate per la produzione di spumanti, mentre in alcune zone del Piemonte e del Trentino-Alto Adige si aspetta fino a novembre.

Come capire quando vendemmiare?

I cambiamenti climatici, il venir meno delle mezze stagioni e le piogge improvvise e spesso violente sempre più frequenti anche nei mesi invernali stanno mettendo a dura prova vitigni e viticoltori. Temperature più alte possono anticipare invece il periodo della maturazione, ma anche modificare alcune caratteristiche aromatiche e chimiche delle uve e, di conseguenza, dei vini.
Ecco perché, per capire quando vendemmiare è necessario valutare sul posto il grado di maturazione delle uve. Ci sono diversi elementi da tenere in considerazione per sapere se il grappolo è maturo o meno, e sono principalmente due:

  • colore,
  • rapporto tra acidi e zuccheri.

Il colore dipende dalla tipologia di vitigno: le uve bianche mature sono di colore giallo ambrato (mentre in fase di maturazione sono verdi), mentre le uve rosse sono di colore nero quando sono mature (di colore rosa pallido quando sono ancora acerbe).
Per quanto riguarda invece il rapporto tra acidi e zuccheri, le uve mature avranno una maggiore concentrazione di zuccheri e una minore concentrazione di acidi.

Tradizione e tecnologia per sapere quando si fa la vendemmia

Il metodo più tradizionale per valutare il grado di maturazione dell’uva, e quindi quando si fa la vendemmia, è l’analisi sensoriale dell’uva, che si effettua scegliendo tre acini campione dal vigneto:

  1. come prima cosa si esegue l’analisi tattile, comprimendo l’acino tra le dita per valutare la sua consistenza: più è morbido, più è maturo;
  2. successivamente si passa all’analisi visiva. Come abbiamo detto in precedenza, si valuta se il colore dell’acino corrisponde alle aspettative;
  3. infine, si procede all’esame gustativo, valutando il grado di acidità e intensità tannica della buccia.

La tecnologia viene invece impiegata per valutare l’acidità tonale e la presenza di zuccheri: sono sempre di più le grandi aziende che integrano metodi tradizionali di valutazione delle uve con analisi in laboratori specializzati per essere sicure di cogliere il momento perfetto in cui iniziare la vendemmia.

Dove alloggiare per assistere alla vendemmia in Toscana?

Quella della vendemmia, quindi, non è una semplice raccolta, ma una vera e propria arte, ecco perché è davvero affascinante e istruttivo assistervi.

Soggiornando presso un wine resort, come il Castello Banfi, girando per la tenuta durante il periodo della vendemmia, può capitare di assistere alla raccolta delle uve e vivere un’esperienza unica.

La vendemmia a Castello Banfi, nonostante l’ampiezza dei vitigni, viene eseguita in parte a mano e in parte a macchina. La raccolta del Sangiovese, una varietà di vitigno tardivo rispetto ad altre, ma unica ed esclusiva per la produzione del Brunello di Montalcino, si effettua indicativamente verso l’ultima settimana di settembre. Se volete quindi essere presenti quando si vendemmia in Toscana e soggiornare presso Castello Banfi Wine Resort, settembre è il mese ideale.

Vino bianco di Montalcino: quale scegliere?

Nonostante il nome della città di Montalcino sia legato soprattutto alla produzione di Brunello, tra i vini rossi più apprezzati in tutto il mondo, nella zona di Montalcino non mancano certo i vini bianchi in grado di competere con esso per qualità e carattere.

I vini bianchi di Montalcino hanno infatti il grande pregio di raccontare la storia di questo angolo di Toscana baciato dal sole e impreziosito da vitigni che si estendono a perdita d’occhio e di racchiudere in un calice il carattere e la forza di questa terra.

Moscadello: il bianco storico di Montalcino

Il vero vino storico di Montalcino, conosciuto e apprezzato fin dal Rinascimento, è proprio un bianco: il Moscadello, la cui pregevolezza è stata decantata da poeti e scrittori che hanno avuto la fortuna di assaggiarlo.

Già nel Cinquecento,Sante Lacerio, storico dell’enologia e bottigliere di Papa Paolo III, ne apprezzava il sapore amabile e moderatamente dolce, mentre il suo contemporaneo, lo scrittore Paolo Aretino, ringraziava vivamente un amico per aver ricevuto in dono una bottiglia di Moscadello, “tondotto, leggiero, e di quel frizzante iscarico che par che biascia”. E Ugo Foscolo, durante il suo soggiorno fiorentino, era solito risollevare il suo animo dalle avversità della vita con un bicchiere di Moscadello.

La fama del Moscadello come vino bianco di Montalcino tra i più rinomati di tutta la Toscana è giunta fino all’Ottocento, resistendo anche alla concorrenza dell’ormai più famoso Brunello, diventato il simbolo di Montalcino. Tuttavia, a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento, quasi tutti i vitigni di uva moscadella della Toscana furono distrutti dall’attacco della fillossera della vite. Solo in anni recenti la sua coltivazione è stata rilanciata da aziende profondamente legate al territorio montalcinese, alla sua storia e alla sua vera vocazione enologica, come noi di Banfi.

Le varietà che si coltivano a Montalcino

Nella zona di Montalcino si coltivano diverse varietà di uve a bacca bianca dalle quali si ricavano vini bianchi pregiati.

I vitigni più diffusi sono lo Chardonnay, il Pinot Grigio, il Sauvignon Blance il Moscadello, tutte varietà che ben si adattano al clima toscano e in particolare alle colline che circondano Castello Banfi, a qualche chilometro da Montalcino, simbolo iconico dell’azienda. Ecco, quindi, quali sono i vini bianchi di Montalcino da noi prodotti.

San Angelo Pinot Grigio

Il San Angelo è un vino ricco, piacevole al naso e al palato. Il suo profumo è inebriante, con un ricco bouquet floreale e note di agrumi, mentre in bocca si fondono sapientemente in un delicato equilibrio acidità e sapidità. Il finale è lungo e persistente. Un Pinot Grigio strutturato e morbido che si rivela una piacevolissima sorpresa.

Nasce dal Pinot Grigio coltivato nei vigneti della tenuta ed è perfetto per accompagnare piatti leggeri a base di pesce, in particolar modo crostacei e molluschi o le insalate di mare, ma dà il suo meglio anche con le carni bianche e le verdure grigliate. Perfetto anche come vino da aperitivo, questo vino bianco di Montalcino si abbina ottimamente con gustosi formaggi toscani ed è consigliato servirlo alla temperatura di 10°-12°C.

Fontanelle Chardonnay

Il Fontanelle è la bottiglia che non può mancare nella cantina privata di ogni amante del buon vino. Nasce dalla migliore selezione di Chardonnay prodotto nella tenuta Banfi e, grazie all’affinamento in rovere francese, acquisisce quel sentore di sambuco e vaniglia che lo rendono così apprezzato dai palati più raffinati.

Come tutti i vini bianchi della zona di Montalcino, anche il Fontanelle è profondamente legato al territorio, con una struttura morbida e ben bilanciata, complessa ma al tempo stesso elegante e raffinata e dal finale persistente.

È l’ideale da stappare durante una cena romantica o un’occasione di festa, soprattutto se il menu prevede piatti di pesce elaborati, come le linguine all’astice o i calamari farciti. Non va sottovalutato però il potenziale di questo vino anche per accompagnare le carni bianche, cotte alla griglia o al forno. Si consiglia di servirlo alla temperatura di 12°-14°C.

Serena Sauvignon Blanc

Il Serena, tra i vini bianchi di Montalcino prodotti da Banfi racchiude in sè tutta l’anima montalcinese, i superbi paesaggi del borgo e delle colline circostanti, la passione di chi lavora nelle vigne come si faceva una volta e il profumo dell’uva appena raccolta.

Viene prodotto da Sauvignon Blanc coltivato nella tenuta Banfi e reso unico dalle caratteristiche del suolo e dal microclima della zona di Montalcino. Il Serena ha un profumo intenso e caratteristico della varietà, con sentori di ortica e foglie di pomodoro, e un sapore ricco e persistente.

Ad un vino deciso come questo è necessario abbinare piatti di carattere, ricette elaborate di pesce sia per antipasti che per secondi piatti. E se amate la cucina vegetariana, non c’è vino bianco di Montalcino migliore di questo: il suo sapore leggermente speziato lo rende il vino ideale da abbinare alle verdure di stagione.  Consigliamo di servirlo alla temperatura di 10°-12°C.

FloruS Moscadello di Montalcino Vendemmia Tardiva

Il FloruS è un Moscadello di Montalcino D.O.C. da vendemmia tardiva ed è la bottiglia perfetta da stappare a fine pasto se si vuole chiudere in bellezza una cena in famiglia o tra amici. Si tratta di un vino da dessert estremamente bilanciato, nel quale la dolcezza dei residui zuccherini e una buona acidità si alternano per dare vita a un vino equilibrato e setoso, dal finale molto persistente, quasi un passito.

Si può abbinare a dessert di ogni tipo, ma i suoi aromi fruttati e la sua consistenza vellutata sono esaltati ancora di più se accompagnati da dolci secchi come i ricciarelli o i cantucci, tipici della pasticceria toscana. Perfetto, inoltre, anche con formaggi stagionati. Suggeriamo di servire il FloruS alla temperatura di 10°-12°C.

Brunello di Montalcino: gli abbinamenti consigliati

Il Brunello di Montalcino è uno dei vini rossi italiani più apprezzati dagli intenditori di tutto il mondo. Vino di grande spessore e profondità, dai profumi intensi e sapore pieno ed elegante, rimanda alla mente il territorio da cui proviene.

Per il Brunello di Montalcino si preferisce l’abbinamento con piatti succulenti dal sapore deciso e intenso, strutturati e ricchi di salse.

Brunello di Montalcino: le caratteristiche del vino

Il colore è rosso intenso, rubino, con riflessi color granato, che lo rendono inconfondibile anche al primo sguardo. Il profumo è molto dolce, con sentori di frutta fresca che si sposano elegantemente con note di tabacco e liquirizia. La struttura è potente, con un ottimo equilibrio tra carica tannica e acidità, che stuzzica piacevolmente il palato.

Per ottenere queste caratteristiche, vengono impiegate le migliori uve del vitigno Sangiovese, maturate secondo i tempi dettati dalla natura sulle colline della tenuta Banfi, fermentate a temperatura controllata in tini combinati in acciaio e rovere francese Horizon in botti di rovere francese per almeno 2 anni.

Come abbinare il Brunello di Montalcino

Una volta apprese le caratteristiche pregiate di questo vino, sorge spontanea la domanda “come abbinare il Brunello di Montalcino?”

Non si tratta di un vino semplice da abbinare per il suo gusto deciso e la struttura importante. Come anticipato, le regole per abbinare il Brunello di Montalcino sono fondamentalmente due:

  • non scegliere piatti troppo delicati;
  • preferirepietanze umide, con salse da carattere vigoroso.

La forte presenza di tannini, infatti, potrebbe risultare un po’ dura ai palati più sensibili, creando quindi una spiacevole sensazione di secchezza: salse, sughi e creme aiutano a diminuire questa sensazione, creando un contrasto di sapori molto piacevole e ricercato.

Piatti di carattere, quindi, per un vino altrettanto di carattere.

Gli antipasti

Partendo dagli antipasti, l’abbinamento più indicato è quello con i formaggi stagionati e perfetti quelli della Val D’Orcia come il Pecorino di Pienza stagionato in Barrique: il giusto connubio per assaporare il gusto della Toscana verace.

I primi

Tutte le ricette a base di funghi e tartufi si sposano alla perfezione con il Brunello di Montalcino, anche se l’abbinamento più consigliato è di sicuro quello con le pappardelle al ragù di cinghiale o con i pici, un altro tipo di pasta fatto a mano tipico della Toscana.

Le carni

Per quanto riguarda le carni, invece, questo vino si mostra altrettanto esigente: viene prediletta la carne rossa, sia di selvaggine che di pelo, preparata con salse dal carattere deciso e dai profumi forti.

Uno dei piatti della cucina toscana da abbinare al Brunello di Montalcino è, ad esempio, il peposo, uno stracotto tenerissimo che cuoce lentamente per quasi tre ore all’interno di un tegame di rame, con salsa densa e avvolgente. In alternativa, questo vino si abbina in modo sublime anche agli arrosti di carne.

Tra le ricette a base di selvaggina che si abbinano con il Brunello di Montalcino c’è senza dubbio anche l’anatra, scottata e servita su una riduzione di cipolle e aceto balsamico.

I dolci

Come abbinare il Brunello di Montalcino al dolce? Questo rosso d’autore non è propriamente un vino da dolce, ma il suo gusto deciso può essere esaltato se accompagnato da biscotti e cioccolatini fondenti con ripieno al liquore.

Consigli su come servire il Brunello di Montalcino

Infine, altra regola importante riguarda la temperatura di servizio e il calice da utilizzare per servire il Brunello di Montalcino.

Trattandosi di un vino molto corposo, si consiglia di aprirlo con un certo anticipo, oltre che a farlo decantare in una caraffa di cristallo prima di servirlo a tavola, se si tratta di un vino d’annata: l’ossigeno dell’aria risveglierà le qualità e gli aromi assopiti durante il lungo riposo in bottiglia.

La temperatura ideale è di 16-18°C, mentre il bicchiere raccomandato deve avere una forma ampia e panciuta, per accogliere tutte le fragranze che compongono il suo inimitabile profumo.

Degustazione vino: ecco come farla

É importante sapere che non bisogna essere dei sommelier professionisti per sapere fare una degustazione di vini: basta seguire alcuni consigli su come degustare il vino.

Consigli pratici per degustare il vino

Il primo consiglio per degustare il vino è quello di non compromettere i vostri sensi prima della degustazione. Ciò significa evitare di mangiare cibi pesanti, di masticare chewing gum o di fumare, ma anche di non utilizzare profumi o creme dalla fragranza troppo forte, perché potrebbero alterare le percezioni olfattive.

Il secondo suggerimento è di iniziare sempre dai vini più leggeri e proseguire con quelli man mano più corposi e strutturati.

Il terzo consiglio è quello di non toccare il calice con le mani: tieni il bicchiere dallo stelo per evitare che il calore della mano influenzi la temperatura del vino.

Degustare un vino: un’esperienza multisensoriale

Degustare un vino è un’esperienza completa dal punto di vista multisensoriale perché, come abbiamo visto, coinvolge la maggior parte dei sensi: la vista, l’olfatto e il palato.

La vista

Il primo senso coinvolto in una degustazione di vini è la vista: dal suo aspetto si possono già capire molte delle sue proprietà organolettiche, che durante le fasi successive della degustazione potranno essere confermate o meno. Le caratteristiche da tenere presente durante l’esame visivo sono:

  • colore
  • limpidezza
  • consistenza
  • effervescenza

Colore: bianco, rosso o rosé? E quali sono l’intensità e la tonalità? La varietà del vitigno, il processo di vinificazione, l’età del vino, la zona di produzione sono solo alcuni dei fattori che incidono su questo aspetto.

La seconda fase è la valutazione della limpidezza e della trasparenza, vale a dire la capacità o meno di far trasparire la luce e l’eventuale presenza di impurità o residui. Per farlo è necessario inclinare il calice di 45° su un fondo bianco e con una buona illuminazione.

Poi c’è la consistenza del vino, legata al contenuto di sostanze diverse dall’acqua e responsabili del suo profilo organolettico. Per esaminarla sarà necessario roteare il vino nel bicchiere per valutarne la fluidità, il primo dei motivi del notissimo gesto divenuto simbolo per antonomasia della degustazione di un vino.

Si potranno così osservare goccioline di vino che scendono lungo le pareti (in italiano si parla di “archetti”, in francese di “lacrime”). I vini più corposi, pesanti e ben strutturati scenderanno più lentamente, mentre i vini più leggeri, in particolare i vini bianchi, scenderanno più velocemente.

L’effervescenza è probabilmente la prima cosa che osserviamo nei vini spumantizzati o frizzanti. È lo sviluppo di bollicine, il perlage, che si forma dopo l’apertura di una bottiglia, conseguenza della liberazione di anidride carbonica che dissolvendosi fa liberare il gas, le cui bollicine creano la spuma tipica di questi vini.

L’olfatto

Una volta superato l’esame visivo, si passa a quello olfattivo, forse la parte più importante, ma anche la più difficile: è infatti necessaria molta pratica per riuscire a cogliere tutte le note olfattive. Tutti i vini presentano dei profumi che sono riconducibili ad oltre 200 diversi tipi di sostanze presenti in quantità anche minime nel vino, la cui combinazione produce un bouquet aromatico diverso da vino a vino, ma anche, in funzione delle condizioni di conservazione, da bottiglia a bottiglia.

L’odore di tappo, forse è riconoscibile anche ai meno esperti, mentre possono volerci diversi tentativi per individuare le innumerevoli fragranze che costituiscono il profumo di un vino.

Il nostro consiglio pratico su come degustare il vino con il naso è di procedere in due tre fasi:

  • in un primo momento,accostate il bordo del calice al naso, inspirate profondamente e poi allontanate il bicchiere, cercando di individuare il profumo più caratteristico;
  • successivamente,   fate roteare il bicchiere;
  • a questo punto, riavvicinate il calice al naso ed annusate di nuovo per cogliere le diverse note.

Il gusto

L’assaggio del vino è l’ultimo passaggio della degustazione e consiste principalmente nella valutazione delle sensazioni gustative che si percepiscono durante la permanenza del vino nel cavo orale. Le diverse sostanze presenti nel vino interagiscono con le papille gustative della lingua producendo degli stimoli che vengono poi passati in forma di impulsi nervosi al cervello. Inoltre, le gengive ed il cavo orale sono soggetti a stimoli di carattere “tattile” che producono a loro volta delle sensazioni, che vengono poi inviate al cervello in forma di impulsi.

Come si procede?

Il sorso deve essere discreto ed essere fatto cercando di inghiottire meno aria possibile. Assaggiate il vino con tutto il palato, non solo con la lingua, facendo in modo di distinguere, oltre ovviamente al sapore, anche la consistenza e la viscosità, e trattenetelo in bocca per tutto il tempo che vi occorre. Attendete qualche secondo per accertarvi del retrogusto.

Se volete mettere alla prova i nostri consigli su come degustare i vini, la nostra cantina è felice di ospitarvi per diversi tour di degustazione in compagnia di sommelier professionali.

Colline toscane: vivile in un resort

La magia di un castello immerso nelle colline toscane: scopri i pacchetti del Castello Banfi e goditi un’esperienza unica all’insegna di vino e relax.

Castello Banfi: il resort tra le colline toscane

La Toscana è una delle mete turistiche più ricercate dai turisti italiani e stranieri, soprattutto per coloro che cercano un fine settimana di relax lontano dallo stress cittadino o che vogliono vivere un’esperienza a stretto contatto con la natura, ma senza rinunciare al comfort e alla buona cucina. La soluzione ideale per visitare la terra del Brunello e del Chianti è quella di cercare un resort immerso nelle colline toscane.

La collina toscana e i resort

La collina toscana è uno dei simboli di questa regione, non solo perché il paesaggio è in prevalenza collinare, ma per la sinergia che si è creata nel corso dei secoli tra l’uomo e il territorio. Quando si pensa alle colline toscane, infatti, la prima immagine che ci viene in mente non è quella di una natura incolta e selvaggia, ma quella dei filari ordinati di viti, dei boschetti profumati di olivi, dei campi coltivati e dei piccoli borghi, in una perfetta commistione tra paesaggio naturale e paesaggio antropizzato.
E, tra le bellezze delle colline in Toscana, sorgono agriturismi e resort, strutture ricettive d’eccellenza perfettamente inserite nel paesaggio, anzi, in grado di valorizzarlo ancora di più. Un esempio è proprio il Castello Banfi Wine Resort, una struttura ricettiva tra le colline toscane che sorge nel borgo di Poggio alle Mura.

Castello Banfi

Soggiornare a Castello Banfi significa vivere la magia di un castello senza rinunciare all’autenticità della Toscana, svegliandosi ogni giorno in un incantevole borgo medievale, passeggiando tra vigneti e uliveti, rallegrando il palato con buon vino e cibo tradizionale, e godendosi l’ospitalità toscana.

La magia di un castello

Castello Banfi è un affascinante fortezza costruita tra il IX e XIII secolo su un’antica villa romana, in una posizione privilegiata tra Siena e la Maremma. Il turista in cerca di un resort tra le colline in Toscana non può far a meno di ammirare questa sagoma imponente ed elegante che svetta tra le verdi colline e i campi coltivati, suggestiva e affascinante come quella di un castello fiabesco.

E l’atmosfera che si respira è proprio quella di una fiaba, il che rende questo castello la meta ideale per chi è alla ricerca di una vacanza romantica in Toscana. Castello Banfi Wine Resort, infatti, offre la possibilità di soggiornare nel bellissimo Hotel Il Borgo, una struttura raffinata ed esclusiva con bellissime camere e suites arredate secondo lo stile toscano e dotate di tutti i comfort.

Nelle vecchie cantine del castello sorge il ristorante La Taverna, un caratteristico ristorante in cui si respira un’atmosfera d’altri tempi e dove assaggiare i piatti tipici della tradizione toscana resi ancora più autentici e prelibati dall’uso di ingredienti freschi e genuini coltivati proprio tra le colline toscane.

All’ombra del castello si trova invece l’elegantissimo Ristorante la Sala dei Grappoli (stellato) dove l’autenticità dei sapori di una volta si incontrano con la creatività e la genialità del nostro Chef, e dove potrete regalarvi un’esperienza culinaria davvero unica.

Tante attività all’aria aperta

Castello Banfi ha anche un lato “avventuroso” e vivace: le attività sportive da fare mentre si alloggia in questo resort nelle colline toscane sono moltissime, e adatte a tutti. Chi vuole stare a stretto contatto con la natura non può perdersi le bellissime passeggiate a cavallo o le escursioni in mountain bike in Val d’Orcia, mentre chi cerca il relax all’ombra del castello può approfittare dei diversi massaggi prenotabili presso la struttura.

Anche il golf è una delle attività di cui è possibile godere in zona: per i nostri ospiti ci occupiamo personalmente di organizzare una giornata o mezza giornata presso uno dei campi da golf nei dintorni, occupandoci delle prenotazioni e dell’organizzazione, e lasciando agli ospiti soltanto il divertimento.

Produzione vetro: storia e curiosità

Produzione vetro: la sua storia, le fasi di lavorazione e altre curiosità su come si fa il vetro. Scopri di più su Castello Banfi!

Quando si parla di vino, non si può non fare riferimento anche agli oggetti che lo contengono, in particolare alle bottiglie o a i calici. Anzi, in alcuni casi, per indicare un buon vino si usa l’espressione “una buona bottiglia”, mentre per i calici e bicchieri da vino esiste una vera e propria classificazione, poiché ogni vino merita la sua tipologia di calice che meglio riesca ad esaltarne le caratteristiche.

Produzione vetro: fasi di lavorazione e altre curiosità

Per arrivare alla produzione di calici di vetro come quelli che si usano al giorno d’oggi, è stata fatta molta strada. Sebbene questo materiale sia usato fin dall’antichità, infatti solo in epoca imperiale romana è stato sistematicamente usato per la produzione di bicchieri e bottiglie.
Per chi vuole ammirare le testimonianze di questo lungo percorso creativo e artigianale, non c’è luogo più affascinante e suggestivo del Museo della Bottiglia e del Vetro. Situato presso il Castello Banfi Wine Resort, questo museo intitolato a G. F. Mariani ospita reperti antichissimi e pezzi d’arte moderna che testimoniano le varie tappe della storia della produzione del vetro.
Storia del vetro in sintesi

L’uomo è stato in grado di lavorare il vetro fin dal III millennio a.C.: in Mesopotamia si utilizzavano paste vitree a scopo decorativo, mentre a partire dal VII-VI sec. a.C. in Fenicia e in Grecia si cominciano a produrre vasetti per profumi e unguenti e gioielli in vetro.

Come già anticipato, un’industria del vetro vera e propria nacque in epoca romana, intorno al I secolo d.C., quando gli artigiani cominciarono ad adoperare la tecnica della soffiatura (importata dalle regioni mediorientali) per realizzare oggetti più simili a quelli usati oggi, come bicchieri, bottiglie, lucerne e in alcuni rari casi lastre da finestra.
Gli anni d’oro della lavorazione del vetro in Italia sono quelli del Medioevo, quando il vetro veniva impiegato per la realizzazione di magnifiche vetrate colorate che adornano ancora oggi chiese e cattedrali di tutta Europa e quando gli artigiani di Murano si ritirano sulla loro isola per custodire gelosamente i segreti della loro tecnica vetraia.

Fasi di produzione del vetro

Ma da cosa si ottiene il vetro? Quali sono le sostanze alla base di questo materiale? Il vetro è un solido amorfo, ossia con un reticolo cristallino non ordinato, e si ottiene appunto dalla solidificazione di un liquido, senza successiva cristallizzazione. Nella maggior parte dei casi, la pasta di vetro si ottiene dall’ossido di silicio (SiO2), un materiale con una velocità di cristallizzazione molto lenta e con un punto di fusione relativamente alto (1.800°C).
A causa dei costi energetici elevati per mantenere le fornaci a tale temperatura, si preferisce ottenere il vetro partendo da altro vetro riciclato, che ha temperature di fusione più basse.

Fasi di lavorazione del vetro

La lavorazione del vetro ha bisogno di diverse fasi. La prima fase riguarda la preparazione dei materiali: la sabbia silicea viene setacciata ed essiccata (ed eventualmente mescolata con altri componenti chimici a seconda della finitura che si vuole ottenere), mentre, nel caso di vetro riciclato, si deve separare delle sostanze secondarie.
La fase successiva è quella della fusione, che avviene in fornaci a temperatura controllata intorno ai 1.600°C. La miscela di vetro viene poi tagliata e indirizzata in uno stampo.
La terza fase è quella della formatura, durante la quale il vetro acquista la forma prestabilita, come ad esempio quella di una bottiglia. La pasta vetrificata viene accolta da uno stampo e aderisce alle pareti prendendone la forma esterna grazie ad un’azione di pressatura. Successivamente avviene la soffiatura, con la quale si imprime alle creazioni in vetro la forma definitiva e lo spazio vuoto al suo interno.

Il Museo della Bottiglia e del Vetro

Il luogo ideale per immergersi nella storia del vetro è, come dicevamo, il Museo della Bottiglia e del Vetro presso Castello Banfi Wine Resort.
Le collezioni di questo museo sono tra le più ricche al mondo, perché abbracciano diversi secoli di storia, partendo dalle sale romane fino ad arrivare al capolavoro in vetro di Picasso, passando per gli affascinanti vetri veneziani.
L’allestimento delle cinque sale è stato accuratamente studiato per regalare ai visitatori un’esperienza immersiva e suggestiva, non solo perché si troveranno a passeggiare in una location d’eccezione come le scuderie e il vecchio frantoio di una fortezza medievale, ma anche perché potranno seguire l’evoluzione della storia dei bicchieri da vino proprio nella terra dove si produce il vino migliore: le colline della Toscana nella zona di Montalcino.

I reperti del Museo

La collezione romana comprende reperti in pasta vitrea riconducibili al V e IV sec. a.C., vasetti e contenitori di vetro soffiato per balsami e unguenti del I e II sec. d.C., e bottiglie e caraffe di vetro soffiato, appartenenti al IV e V sec. d.C. Si tratta di una delle collezioni più affascinanti e più vaste, che di recente hanno ritrovato l’antico splendore grazie agli interventi di restauro condotti presso il Laboratorio del vetro di San Giovanni Valdarno ad Arezzo.
La collezione di vetri veneziani e vetri di Murano è stata arricchita negli ultimi anni da due grandi capolavori acquistati dalla Fondazione Banfi: un cestello “a reticello” del Cinquecento ed un grande bicchiere da esposizione con elementi in ottone smaltato.
Infine, tra le opere d’arte moderna in vetro, si può ammirare la bellissima “Portatrice” di Pablo Picasso, una testimonianza unica nel suo genere della poliedricità di questo artista.

Informazioni sul Museo

Il Museo è aperto tutto l’anno, per cui se siete in vacanza a Montalcino e dintorni avrete sempre la possibilità di visitarlo e soddisfare le vostre curiosità sulla storia della produzione del vetro. Dal 9 marzo al 12 novembre le sale sono aperte al pubblico dalle 10.00 alle 19.30, mentre dal 12 novembre al 9 marzo sono aperte dalle 10.00 alle 18.00.
I biglietti possono essere acquistati presso l’Enoteca Banfi al costo di 4 euro e sono previste riduzioni per gli aventi diritto.

Chardonnay: le caratteristiche organolettiche

I vini prodotti con Chardonnay sono da sempre sinonimo di qualità e di eccellenza. Lo Chardonnay è una varietà di uva a bacca bianca che dà vita, a seconda del metodo di vinificazione, a diverse tipologie di vini: fermi, passiti e spumanti. Che tipo di vino è quello prodotto con lo Chardonnay? E quali sono le caratteristiche delle sue uve?

Caratteristiche del vitigno Chardonnay

Come prima cosa, analizziamo le caratteristiche del vitigno Chardonnay. Tra le più importanti peculiarità del vitigno Chardonnay vi è senza dubbio la sua grande versatilità. Questo vitigno infatti, originario della Borgogna, è ora diffuso in tutto il mondo, non solo in zone tipicamente vinicole come la Francia e l’Italia, ma anche in Sud Africa e in Nuova Zelanda.

A seconda della zona di coltivazione, alcuni sentori possono cambiare, impreziosirsi, affinarsi.

Chardonnay: le caratteristiche organolettiche

Per quanto riguarda invece le caratteristiche organolettiche del vino Chardonnay, esso si distingue subito per il suo colore giallo paglierino, con riflessi più o meno intensi a seconda della zona di produzione.

Il profumo è un mix di note floreali e fruttate, in particolar modo si possono avvertire fiori bianchi e gialli, oltre a note di pesca, mela, pera e in alcuni casi (se coltivato in zone molto calde) di frutti tropicali. Al palato si presenta ben strutturato, avvolgente e con un buon equilibrio tra sapidità e acidità; il finale è persistente e si possono cogliere eleganti sentori di vaniglia.

Le domande più frequenti sullo Chardonnay

Per poter conoscere a fondo lo Chardonnay, oltre alle caratteristiche organolettiche, è importante comprendere anche quali sono gli abbinamenti più indicati per questo vino, la sua gradazione alcolica e i prezzi legati a questa varietà, così da essere in grado di scegliere con più consapevolezza questo vino e poterlo gustare al meglio.

Con che cosa abbinare un vino Chardonnay?

Il vino Chardonnay, grazie alle sue caratteristiche, si sposa molto bene con tutti i piatti di pesce, sia primi che secondi, soprattutto se sono elaborati e saporiti. Un buon abbinamento è anche quello con le carni bianche, cotte alla griglia o al forno, e accompagnati da salse leggere. Infine, lo Chardonnay è anche un ottimo vino da aperitivo, da servire con formaggi stagionati e confetture.

Quanti gradi ha lo Chardonnay?

Nel caso del Fontanelle Toscana IGT di Banfi il grado alcolico dello Chardonnay è di circa 13°.

Qual è il prezzo del vino Chardonnay?

Rispondere alla domanda “qual è il prezzo di un vino Chardonnay” non è facile, poiché le variabili in gioco sono molte. Influiscono la zona di provenienza, la tipologia del vino che va dal fermo allo champagne e molto altro, all’annata, al luogo di acquisto.

 

Wine tour in Toscana: come si fa?

Come organizzare un tour di degustazioni di vini in Toscana? Ecco tutti i consigli: come funziona, dove andare e per quanti giorni.

Wine tour in Toscana: come funziona e come organizzarlo

Fino a qualche anno fa veniva considerata ancora un’attività di nicchia, rivolta agli esperti e agli intenditori, mentre ora è molto apprezzata anche a livello amatoriale: stiamo parlando del wine tour in Toscana.
Sono infatti sempre di più i turisti, italiani e stranieri, che scelgono di partire per un tour di degustazione di vini in Toscana, la terra del Brunello e del Chianti e sede di alcune tra le maggiori aziende vinicole della penisola. Un wine tour è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita, immersiva ed educativa, che offre la possibilità non solo di assaggiare vini pregiati ma anche di imparare tantissime cose su questo prodotto e su come nasce, dalla vendemmia all’imbottigliamento.

Tour del vino in Toscana: come funziona?

Cosa ci si deve aspettare da un wine tour in Toscana? Si tratta di un tipo di esperienza che può essere programmata per un solo giorno, un fine settimana o anche più settimane, a seconda del territorio scelto e del numero di cantine che si desidera visitare. Anche se la prenotazione può essere gestita in autonomia o con l’aiuto di un’agenzia di viaggi, l’esperienza è sempre affidata di volta in volta alla cantina che vi ospiterà.

La visita dei vigneti

Una delle parti più suggestive del tour è senza dubbio la visita dei vigneti, dove gli addetti ai lavori vi mostreranno le diverse tipologie e varietà di uve, le tecniche di coltivazione e la storia del territorio che, nel caso della Toscana, si intreccia anche con l’arte e con la letteratura italiana. Tra i filari e i grappoli maturi potrete gustare con gli occhi la bellezza della regione, la magia della maturazione dell’uva e lo spettacolo delle colline e dei borghi medievali che si dispiegano davanti agli occhi.

La visita alla cantina

Successivamente, è il momento della cantina, il cuore pulsante di ogni cantina, dove il processo produttivo avviene e dove, come in uno scrigno, le bottiglie storiche e di annata riposano. Qui, la guida vi racconterà come ogni vino nasce, dal processo fermentativo, all’invecchiamento, illustrandovi come le moderne tecnologie siano sempre affiancate dalla tradizione e dalla storia. Questa parte del wine tour in Toscana è di certo la più istruttiva ed affascinante, un’esperienza unica per ammirare da vicino i segreti delle aziende vinicole.

La degustazione di vini

Infine, la parte che tutti gli amanti del buon vino aspettano: la degustazione vera e propria. A seconda del pacchetto o del menù scelto, la cantina offrirà una selezione di vini, serviti nei bicchieri più adatti, e un sommelier vi aiuterà a degustarli al meglio con gli occhi, il naso e la bocca. In molti casi, alla degustazione dei vini è affiancata anche la degustazione di prodotti gastronomici locali.
Wine Tour in Toscana: come organizzarlo seguendo alcune semplici regole

Ecco alcuni consigli su come organizzare un wine tour in Toscana.

  • Scegliere il periodo dell’anno

La scelta del periodo in cui organizzare il tour di degustazione vini in Toscana è molto importante, non solo perché diversi periodi vi permetteranno di ammirare il paesaggio in diverse stagioni, ma anche perché possono cambiare le attività a cui assistere durante la visita. Settembre è senza dubbio il mese ideale, perché potrete assistere – e talvolta anche partecipare – alla vendemmia, mentre l’estate è indicata per ammirare le uve al loro massimo punto di maturazione. Meno consigliati sono invece i mesi invernali, poiché alcune aziende potrebbero essere chiuse o lavorare a orario ridotto.

  • Visitare poche cantine per volta

Se il vostro tour è breve, vi consigliamo di non puntare a visitare il maggior numero di cantine: sceglietene poche ma di qualità. Poche aziende selezionate con cura, da visitare al massimo una o due al giorno. Questo perché ogni cantina ha la sua storia da raccontare e le sue meraviglie da mostrarvi, ed è giusto che vi godiate l’esperienza con tutta la calma necessaria.

  • Macchina privata o con l’autista

Se non disponete di una vettura propria, per potervi godere l’esperienza del wine tour in Toscana in completo relax, consigliamo di noleggiare un autista privato che possa accompagnarvi da una cantina all’altra, se avete intenzione di visitare più di un’azienda vinicola, o che vi accompagni al mattino e vi venga a riprendere alla fine della visita.

Tour degustazione vini in Toscana a Castello Banfi

Castello Banfi Wine Resort organizza per tutti gli appassionati wine tour in Toscana, proponendo diverse tipologie di visite guidate e menu degustazione di vini che sapranno accontentare anche i palati più esigenti, per un’esperienza magica da vivere all’ombra dell’antico Castello Banfi di Poggio alle mura, all’interno della tenuta Banfi.

Le visite guidate della cantina

Le visite guidate alla cantina Banfi si tengono sia di mattina che di pomeriggio. Alla mattina, il tour con partenza alle 11 comprende anche il pranzo, e si può scegliere tra un menu degustazione da tre o da quattro portate (con relativo abbinamento di vini selezionati). Il tour pomeridiano invece prevede la degustazione di quattro vini.

Oltre a queste proposte, c’è anche la possibilità di prenotare un wine tour privato di due ore che aggiunge alla visita dei vigneti e della cantina anche la visita alla Balsameria e un pranzo presso il ristornate La Taverna.

Wine resort in Toscana: il migliore

Quali caratteristiche deve avere un wine resort per offrire un’esperienza indimenticabile tra colline e vini toscani? Tutti i vantaggi di Castello Banfi.

Wine resort in Toscana, scegli il migliore

Se sei alla ricerca di una vacanza all’insegna del relax e del buon cibo tra le colline toscane, un wine resort è l’esperienza ideale. Soggiornare in un wine resort in Toscana significa immergersi nelle bellezze di un paesaggio senza pari, tra il profumo dell’uva matura e castelli da fiaba, godendosi i migliori vini del territorio.

Il fenomeno dei wine resort è relativamente recente in Italia e rappresenta un tipo di vacanza esclusiva. Nel giro di qualche anno il numero dei wine resort in Toscana e nel resto del Paese è destinato a crescere. Solo in Toscana ci sono ben 65 strutture che rispettano i requisiti delle strutture identificate come wine resort. D’altronde, parliamo della terra del Chianti e del Brunello, in un territorio dove buon vino, ospitalità e bellezze paesaggistiche non mancano di certo.

Wine resort: che cos’è?

Ma cos’è un wine resort? Per gli amanti del vino, è un luogo in cui esplorare le terre di produzione delle etichette più pregiate, a tu per tu con chi ci lavora, godendosi degustazioni di prim’ordine immersi nella natura. Per gli amanti del relax, è un angolo di paradiso tra le colline, in cui lasciarsi coccolare e viziare mentre si sorseggia un buon vino, magari in una vasca idromassaggio. Per le coppie è la location ideale in cui alloggiare per festeggiare un evento speciale, con una cena a base di prodotti tipici e vino di qualità all’interno di cornici paesaggistiche da fiaba, come castelli e borghi medievali.
Insomma, tre sono le caratteristiche che deve avere un wine resort: ospitalità, paesaggi mozzafiato e, ovviamente, buon vino.

Wine resort: le caratteristiche

Un wine resort è gestito generalmente da aziende vinicole medio-grandi che offrono ai turisti, oltre alle degustazioni di prodotti tipici e alle visite guidate all’interno delle cantine e dei vigneti, la possibilità di soggiornare in dimore storiche, antichi castelli o mulini restaurati.

La cura dei dettagli è una delle caratteristiche che devono avere i wine resort: le antiche strutture vengono ristrutturare e arredate facendo in modo di conservare il loro antico splendore, ma offrendo al contempo tutti i comfort di un hotel moderno e di lusso. Non mancano infatti wine resort con centri benessere, SPA, palestre, piscine e tutto quello che potrebbe rendere il vostro soggiorno ancora più confortevole. Non a caso, molti resort in Toscana vengono scelti come location per eventi e matrimoni.

Altra caratteristica fondamentale, che contraddistingue un wine resort da un resort “tradizionale” sulle colline toscane, è il legame imprescindibile con il vino. Una vacanza in una struttura di questo tipo è anche un’immersione nel mondo del vino e della sua produzione: in alcuni periodi dell’anno si può anche partecipare alla vendemmia, oltre a visitare le cantine che spesso conservano ancora gli antichi strumenti di lavoro, patrimonio inestimabile dal punto di vista culturale e storico.

Insieme al buon vino, non bisogna dimenticare il buon cibo. Un soggiorno presso un wine resort in Toscana è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi: molte strutture sono infatti anche presidi Slow Food dove è possibile degustare i piatti tipici della regione preparati da chef d’alta cucina secondo la tradizione e con prodotti locali.

Infine, il paesaggio: la bellezza delle terre del Chianti e del Brunello parla da sé, con le sue colline soleggiate e i filari di viti, il cielo azzurro e il profumo dell’uva matura, i borghi da fiaba e i castelli arroccati.

Hotel Castello Banfi Il Borgo, tra i migliori wine resort in Toscana

Tra i migliori wine resort in Toscana troviamo Castello Banfi Wine Resort, un resort nato all’interno delle mura di un castello medievale toscano, circondato da vigneti, uliveti e colline nella bellissima cornice del Castello di Poggio alle Mura. Questa struttura, parte dell’azienda vinicola Banfi, racchiude tutte le caratteristiche necessarie per essere un wine resort d’eccellenza, ossia ospitalità, buon vino e bellezza paesaggistica.

Le camere dell’Hotel Castello Banfi Il Borgo, arredate dal famoso architetto d’interni Federico Forquet, sono dotate di ogni comfort e si caratterizzano per la cura dei dettagli, i tessuti pregiati e le decorazioni a mano. Gli spazi comuni, come l’elegante Sala Lettura affacciata sul cortile del castello o il moderno centro wellness, sono pensati per coccolare gli ospiti con ogni riguardo. Il ristorante

La Sala dei Grappoli, una elegantissima sala all’ombra dello storico Castello Banfi, permette di assaporare le eccellenze locali e la cucina tradizionale toscana, con menù degustazione stagionale appositamente pensati per esaltare i prodotti tipici della regione, accompagnati dalla migliore selezione di vini Banfi.

Infine, e non poteva essere altrimenti trattandosi di uno dei migliori wine resort in Toscana, Castello Banfi Wine Resort offre ai suoi ospiti la possibilità di visitare l’Enoteca, un’elegante bottega toscana d’altri tempi con pregiate etichette Banfi ma anche con prodotti gastronomici e artigianali del territorio.

Vino bianco per il pesce: cosa bere?

Quale vino si beve con il pesce? Tra le diverse possibilità, il vino bianco fermo o leggermente frizzante è una scelta ideale. Ma perché con il pesce si è soliti optare per un vino bianco? La risposta è semplice: perché i vini bianchi sono (in genere) più delicati rispetto ai rossi e meno corposi. I piatti di pesce, infatti, hanno spesso un gusto poco intenso e il vino rosso, che in molti casi è piuttosto corposo, finirebbe per sovrastare il gusto della pietanza anziché accompagnarlo. Inoltre il vino rosso, a causa della carica tannica elevata, ha la tendenza ad asciugare il palato, e una portata di pesce, di solito asciutta e poco cremosa, non è in grado di bilanciarne gli effetti, come invece capita con le carni rosse molto succulente che si è soliti abbinare ai vini rossi.

Le etichette in commercio sono numerose. Se sei indeciso su quale scegliere, ecco alcuni consigli per aiutarti a selezionare la tipologia di vino bianco più adatto per un pranzo o una cena a base di pesce.

Gli spumanti

Tra i vini bianchi da abbinare a un antipasto di pesce, ad esempio a un carpaccio o ad altre cruditè di pesce, lo spumante è sicuramente un’opzione consigliata. In abbinamento a una entrée di ostriche suggeriamo di provare una bottiglia di Chardonnay italiano, una valida alternativa al più classico champagne.

Tra i vini bianchi della linea Banfi Piemonte, un’etichetta perfetta da gustare in abbinamento ad antipasti, primi piatti a base di crostacei come gamberi, scampi e aragoste o paste ripiene come i ravioli al branzino è il Banfi Brut. Grande classico di casa Banfi, è un vino dal perlage fine e persistente prodotto da vitigni Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero. Suggeriamo di servirlo con una temperatura di servizio di 8-10°C.

E per il sushi? Questo piatto tipico della cucina giapponese rientra sempre più spesso nella dieta degli italiani e i veri intenditori sanno che per gustarlo al meglio bisogna accompagnarlo con un buon calice di spumante che può aiutare a “sgrassare” alcuni piatti molto ricchi o fritti. Ad esempio, ti consigliamo di provare il nostro Cuvée Aurora, lo spumante da varietà Pinot Nero e Chardonnay raccolte a mano da vigneti coltivati in alta collina in Piemonte.

Vino bianco fermo per pesce

Il vino bianco fermo per pesce è molto versatile, perché si abbina ad antipasti, primi e secondi piatti. Il classico dell’aperitivo, il cocktail di gamberi, diventa ancora più chic e delizioso se abbinato a un bianco fermo, come l’esclusivo Vermentino La Pettegola di Banfi, così come anche un’insalata di mare o un polpo con patate può acquistare maggiore eleganza e gusto se abbinato ad una buona bottiglia di Centine Bianco Toscana IGT Banfi o di Principessa Gavia Gavi DOCG di Banfi.

Anche per i primi piatti, specialmente per i risotti, il bianco fermo è l’accompagnamento ideale: la sua leggerezza esalta il gusto dei primi piatti a base di pesce senza sovrastarne né l’odore né il sapore. Per le paste con sughi rossi o bianchi e con le zuppe di pesce, un Sauvignon Blanc come il Serena di Banfi è la scelta ideale, mentre per i risotti mantecati è preferibile un Pinot Grigio come il San Angelo di Banfi.

Per quanto riguarda i secondi piatti, invece, puoi seguire questa semplice regola per scegliere il vino bianco perfetto per il pesce:

  • vini strutturati per i pesci di mare, più ricchi di sapore;
  • vini più giovani e meno strutturati per i pesci di fiume.

Anche il metodo di cottura influisce sulla scelta:

  • per i pesci cotti al vapore è preferibile un vino giovane e poco corposo;
  • per le cotture in salsa o alla griglia meglio optare per un bianco ben strutturato dal gusto equilibrato.

Per i piatti più elaborati, il Fontanelle Chardonnay di Banfi è senza dubbio l’etichetta ideale per esaltarne i sapori.