Lunedì 5 giugno 2023 il Banfi Brunello Ambassador Club ha aperto i battenti con una cerimonia riservata ai suoi primi sessanta Ambasciatori, i professionisti italiani che, fin dai primi anni Ottanta, quando la prima bottiglia di Brunello di Montalcino Banfi appariva sul mercato con il millesimo 1978, diedero un contributo significativo alla sua affermazione mondiale.
Chi sono i primi Ambasciatori del Banfi Brunello Ambassador Club
“Il pionierismo è da sempre uno dei nostri valori centrali – ricorda Cristina Mariani-May, CEO e seconda generazione della famiglia imprenditoriale – Essere pionieri era parte della visione che guidò mio padre nella creazione di Banfi ed è oggi un pilastro della nostra identità aziendale. Istituire un Club speciale, fatto proprio dalle persone che hanno condiviso questo valore fin dall’inizio, è un atto che abbiamo sentito quasi doveroso, per ringraziarli del passato e chiedere di accompagnarci nel nostro futuro”.
Cerimonia inaugurale presso Castello Banfi
Castello Banfi è stato ancora una volta protagonista di una giornata speciale, regalando in esclusiva il fascino della propria storia plurisecolare a una platea di grandi professionisti.
Le mura del Castello hanno accolto, in un ideale abbraccio di benvenuto, gli Ambasciatori del Brunello Banfi con una cerimonia di investitura degna dei fasti di Montalcino, della Toscana e del Made in Italy di pregio.
La storia di Banfi è fatta di persone, delle relazioni fra loro e dei racconti di molte vite. Il Banfi Brunello Ambassador Club nasce per accogliere tutto ciò e consolidarlo nel tempo futuro.
La lettera di nomina agli Ambasciatori Banfi
Da questo nascono le parole con le quali Cristina Mariani-May ha segnato la lettera di nomina inviata mesi fa a ciascun Ambasciatore Banfi:
“Era il lontano 1978 quando mio padre John, insieme a Ezio Rivella, decise di dare vita a un sogno: dimostrare al mondo intero che l’impossibile era possibile e che Montalcino sarebbe potuto diventare uno dei riferimenti enoici dell’intero pianeta. Gli ingredienti per il successo c’erano tutti: la consapevolezza di poter contare su un territorio unico al mondo e con un potenziale ancora inespresso; poi c’era il Sangiovese, vitigno principe dell’enologia italiana ma ancora non sufficientemente consapevole di esserlo; infine, il Brunello di Montalcino, un vino di grande personalità e immense potenzialità ma ancora sconosciuto ai più, specie nel mondo fuori da Montalcino. Mancava, a tutto ciò, proprio il mercato: una visione produttiva e commerciale più ampia e lungimirante, capace di lanciare la sfida al gotha mondiale dei grandi vini, senza complessi di inferiorità, fieri della nostra millenaria cultura vinicola e chi avesse il coraggio e l’intraprendenza per realizzarlo. E qui siamo arrivati noi e tutti coloro i quali, come Lei, hanno creduto in questa idea”.