Entrambi sono metodi di produzione di vini frizzanti. Ecco caratteristiche, similarità e differenze del metodo charmat e di quello champenoise.
Metodo charmat e champenoise: ecco le differenze
La spumantizzazione, ossia quel processo che porta alla trasformazione del vino in spumante mediante una seconda fermentazione su lieviti, è complessa e articolata. Sulle caratteristiche dello spumante incidono non solo la qualità della cuvée di partenza e l’esatta composizione del liqueur de tirage ma anche il Metodo con cui viene indotta la rifermentazione. In base alla tecnica utilizzata per indurre la seconda fermentazione, si distinguono infatti il Metodo Charmat e il Metodo Champenoise.
La differenza tra Metodo Charmat e Champenoise riguarda principalmente la seconda fermentazione: essa avviene in botti di acciaio inox nel primo caso e in bottiglia nel secondo caso. Tuttavia, anche i successivi passaggi differiscono in alcuni aspetti, così come il prodotto finale:
- gli spumanti Metodo Charmat sono profumati, aromatici e dal perlage ricco e penetrante;
- gli spumanti Metodo Champenoise (o Metodo Classico) sono delicati e freschi, molto equilibrati e con un perlage finissimo.
Le peculiarità delle due tipologie di spumante sono facilmente individuabili durante una degustazione guidata, come quelle organizzate presso L’Enoteca di Castello Banfi Wine Resort che prevedono l’assaggio di alcuni tra i migliori vini firmati Banfi accompagnati da prodotti tipici del territorio toscano.
Il Metodo Champenoise
Il Metodo Champenoise deve il suo nome alla regione francese Champagne da cui provengono i migliori spumanti francesi. Tale processo di spumantizzazione è conosciuto anche con l’espressione di “Metodo Classico”. Gli spumanti Metodo Classico italiani, realizzati con cuvée a base di Chardonnay o Pinot nero sono estremamente freschi ed eleganti.
Origini del Metodo Champenoise
Le origini di questo metodo di spumantizzazione sono molto antiche e risalgono alla fine del Seicento. Le fonti attribuiscono l’invenzione dello spumante (inizialmente realizzato solo con il Metodo Classico) all’abate Pierre Pérignon.
Quest’ultimo avrebbe infatti scoperto la possibilità di una seconda fermentazione del vino in bottiglia mediante l’aggiunta di zuccheri e la successiva formazione delle bollicine.
Come funziona il Metodo Champenoise
Come per tutti gli spumanti, è fondamentale la scelta della cuvée di base: si prediligono soprattutto vini fermi da vendemmia precoce con una buona acidità. Successivamente, la cuvée viene imbottigliata insieme al cosiddetto liqueur de tirage, una soluzione a base di zuccheri e lieviti selezionati in grado di attivare la seconda fermentazione. Questa fase può durare diversi anni, durante i quali lo spumante acquisisce la complessità di aromi e profumi che lo caratterizzerà nel suo stadio finale.
I successivi passaggi per la produzione di spumante Metodo Classico si caratterizzano per la perfetta sinergia tra nuove tecnologie e pratiche manuali di antica tradizione, come il remuage o il degorgement, due tecniche utilizzate rispettivamente per separare le fecce dallo spumante mediante rotazione e per asportare il tappo a corona dove tali fecce si sono depositate.
Il Metodo Charmat
La differenza tra Metodo Charmat e Champenoise riguarda, come anticipato, il luogo dove avviene la seconda fermentazione: nel caso del Metodo Charmat si utilizzano botti in acciaio inox a temperatura controllata, chiamate “autoclavi”.
Origini del Metodo Charmat
Il Metodo Charmat deve il suo nome a Eugène Charmat, un enologo francese che agli inizi del Novecento brevettò un nuovo metodo e una innovativa tecnologia per la rifermentazione dello spumante.
Tuttavia, il primo ad aver ideato tale metodo fu l’enologo artigiano Federico Martinotti. La sua nuova tecnica aveva lo scopo di ridurre i costi e i tempi di produzione dello spumante, introducendo una fermentazione in massa della tradizionale cuvée all’interno di botti in acciaio inox sotto pressione (le autoclavi). A Charmat si deve il miglioramento di questa tecnica e l’acquisizione del brevetto, circa una quindicina di anni dopo i primi utilizzi da parte di Martinotti, motivo per cui questo procedimento è noto sia come Metodo Charmat che come Metodo Martinotti.
Come funziona il Metodo Charmat
Il punto di partenza per la produzione di spumante Metodo Charmat è una cuvée di vini base con un bagaglio aromatico intenso. Questa tecnica, infatti, è quella che meglio conserva le caratteristiche olfattive del vitigno stesso, racchiudendole all’interno della bottiglia e ampliandole grazie alle bollicine.
La cuvée viene introdotta nelle botti di acciaio inox sotto pressione per un tempo che va dai 30 agli 80 giorni. Durante questo periodo il vino subirà una fermentazione rapida, grazie anche all’introduzione di zuccheri e lieviti selezionati, fino alla presa di schiuma. La permanenza su lieviti consente lo sviluppo degli aromi e la loro evoluzione in uno spumante fresco, profumato e dal profilo olfattivo complesso.
Le differenze tra Metodo Charmat e Champenoise non riguardano solo la fermentazione ma anche le fasi successive della spumantizzazione. Infatti, per conservare l’aroma variegato, intenso e il perlage a grana più ampia che contraddistingue gli spumanti Metodo Charmat, le restanti fasi della spumantizzazione (travaso, refrigerazione, filtrazione e imbottigliamento) avvengono in condizioni isobariche (ossia sotto pressione) al fine di non disperdere l’anidride carbonica creatasi e di portare in tavola una bottiglia dal gusto esuberante e complesso.