Scopri la nostra enoteca e la nostra cantina, situate in posizione strategica vicino a Montalcino e goditi una degustazione indimenticabile.
Degustazioni di vino nelle cantine a Montalcino: dove andare?
Sono sempre di più i turisti e gli appassionati di vino che scelgono le cantine di Montalcino per una degustazione delle più pregiate eccellenze di questo territorio unico. Le cantine a Montalcino, infatti, sono il luogo perfetto per approfondire la conoscenza del mondo del vino dalla storia alle tecniche di produzione.
Il turismo enogastronomico negli ultimi anni non si limita alla semplice degustazione dei prodotti locali ma è complementare all’esplorazione del territorio e delle sue tradizioni: l’incantevole borgo di Montalcino, incastonato tra le verdi e soleggiate colline del sud della Toscana, è la meta ideale per un’esperienza immersiva di questo genere.
Perché Montalcino è il luogo perfetto per conoscere il vino?
Una visita alle cantine di Montalcino accompagnata da una degustazione di vini non può dirsi completa senza un breve excursus sulla storia di questo territorio, profondamente legato fin dal passato alla produzione vinicola.
Montalcino: terra di vini già dall’epoca etrusca
La vocazione del territorio di Montalcino per la produzione del vino è antica quanto il borgo stesso: numerosi ritrovamenti archeologici testimoniano infatti che già in epoca etrusca le verdeggianti colline che circondano il luogo dove ora sorge la città erano dedicate alla coltivazione della vite e alla produzione di ottimi vini rinomati in tutta la penisola.
Ma è durante l’Ottocento che, con la produzione del Brunello, Montalcino conquista il titolo di “patria del vino”, diventando così meta prediletta di intenditori e appassionati curiosi di scoprire le cantine del territorio e sperimentare le degustazioni che ognuna di loro propone. Le cantine di Montalcino sono infatti tra le prime ad aprire le loro porte ai visitatori, diventando uno tra i primi borghi in Italia a promuovere l’enoturismo.
Territorio unico e produttori d’eccellenza
Per tutti coloro che desiderano conoscere meglio il mondo del vino, dalle origini agli aspetti più tecnici legati alla produzione, una degustazione presso una delle cantine di Montalcino risulta essere la scelta ideale.
Questo territorio, infatti, grazie al suo particolare microclima, permette di produrre vini di altissima qualità, primo tra tutti il Brunello di Montalcino, espressione massima del vitigno principe di queste terre: il Sangiovese.
Cantine a Montalcino dove prenotare una degustazione di vini
Ma dove assaggiare il Brunello di Montalcino e le altre eccellenze del territorio? Castello Banfi Wine Resort è il luogo ideale dove fare una degustazione nel territorio di Montalcino. Situato nell’incantevole Poggio alle Mura, a pochi passi dal centro di Montalcino, questo meraviglioso wine resort offre la possibilità di visitare i vigneti e la cantina Banfi e di vivere un’esperienza di degustazione davvero unica. Visitare le cantine nei pressi di Montalcino per le degustazioni non sarà solo un itinerario che vi accompagnerà tra i profumi inebrianti e i mille sapori di questa regione, ma un vero e proprio viaggio nel mondo della produzione vitivinicola, dove il sapere di altri tempi si intreccia con le ultime tecnologie, dando vita a prodotti d’eccellenza senza paragoni.
Si comincia dalla visita dei vigneti
La visita dei vigneti è la prima tappa per chi decide di fare una degustazione nei pressi di Montalcino. Passeggiando tra i filari, avrete l’occasione di scoprire curiosità tecniche e storiche sulle diverse varietà di uva prodotte a Montalcino e sulle tecniche che permettono di trasformarle nei vini straordinari che caratterizzano questo territorio e su come si produce il vino.
Le visite in cantina
Presso Castello Banfi Wine Resort la visita ai vigneti è accompagnata dalla visita alla cantina, cuore pulsante dell’azienda Banfi, concepito per preservare la ricchezza delle uve e le loro caratteristiche. Fiore all’occhiello della nostra cantina è la nuovissima area di vinificazione, completamente visitabile grazie ad alcune confortevoli ed innovative soluzioni architettoniche, che permettono di osservare tutto il processo di vinificazione.
Sarete accompagnati da una guida esperta, che vi illustrerà le diverse fasi produttive del vino e i diversi strumenti utilizzati per la produzione e per l’invecchiamento. Avrete al vostro fianco anche i nostri esperti sommelier che vi accompagneranno nell’esperienza di degustazione, insegnandovi come riconoscere un buon vino con la vista e con l’olfatto, prima ancora che con il palato.
Come si svolgono le degustazioni presso l’Enoteca
L’Enoteca Banfi è il luogo ideale dove assaggiare una selezione di varie tipologie di Brunello di Montalcino, accompagnando ogni calice ai prodotti, accompagnandolo con prodotti tipici come il pecorino locale e il prosciutto toscano. A pochi passi dal castello, l’ambiente ricrea in tutto e per tutto una bottega toscana d’altri tempi, con pavimenti rustici e soffitto con travi a vista. Potrete passeggiare tra gli eleganti scaffali in legno pregiato su cui campeggiano le meraviglie dell’artigianato locale e le eccellenze vinicole firmate Banfi; potrete degustare prodotti enogastronomici della zona, tra cui anche il rinomato Condimento Balsamico Etrusco Salsa Etrusca e le grappe Banfi.
Per venire incontro alle esigenze di tutti gli amanti del vino, la nostra enoteca organizza diversi percorsi di visita, dal tour pomeridiano con degustazione di quattro tipologie di vino fino al tour mattutino con pranzo di tre o quattro portate, con vini scelti in abbinamento dai nostri esperti sommelier, o ancora prenotando un tour privato con visita ai vigneti, alla cantina e alla Balsameria, seguita da una degustazione guidata e pranzo presso il ristorante La Taverna.
Enoturismo in Italia: storia e curiosità
L’enoturismo è una forma di turismo che pone al centro il vino e la sua produzione. Scopri di più sul turismo del vino in Italia e sulla sua storia.
Enoturismo: significato e storia del turismo del vino in Italia
L’enoturismo o turismo del vino è un viaggio alla scoperta dei territori con una forte vocazione vinicola, arricchito da degustazioni di vini e prodotti enogastronomici locali, da visite guidate alle cantine e ai vigneti, e dall’incontro con le tradizioni e la cultura del posto.
Dunque, quando ci si chiede cosa si intende per enoturismo, è importante comprendere che non ci si riferisce solo alla classica degustazione presso un wine bar ma a un’esperienza immersiva e fortemente legata al territorio che abbraccia l’intera cultura del vino e della sua produzione. Spesso, infatti, le cantine sorgono presso borghi incastonati tra le colline baciate dal sole e filari di vitigni a perdita d’occhio, in un paesaggio da fiaba, che fa da sfondo all’esperienza di degustazione, divenendo parte integrante di essa.
Le mete più ricercate dagli enoturisti sono soprattutto le regioni della Toscana rinomate per la loro produzione vinicola come la Val d’Orcia o le zone del Chianti. Qui, grazie all’intraprendenza e al sentimento di ospitalità e accoglienza che contraddistingue gli abitanti di queste zone, le aziende vinicole locali hanno dato nuova vita a piccoli villaggi e borghi medievali, trasformandoli in musei, B&B o resort di lusso dove dedicarsi al relax, all’arte, al benessere e al buon vino.
La cultura del vino è infatti legata a quella del piacere, del benessere e dell’intrattenimento, per cui quando si parla di enoturismo non mancano mai attività come SPA e percorsi termali, attività creative come mostre, laboratori e workshop dedicati alla produzione del vino così come esperienze a contatto con la natura per tutta la famiglia, come escursioni, trekking e la vendemmia turistica.
Quando nasce l’enoturismo
Vino e turismo è un connubio molto antico, eppure il fenomeno dell’enoturismo in Italia è relativamente recente: nasce nei primi anni Novanta per iniziativa di alcune associazioni che diedero dato vita a importanti manifestazioni legate al vino e al turismo e famose ancora oggi, come gli eventi “Cantine Aperte” o “Calici sotto le stelle”. Grazie a queste iniziative, negli ultimi trent’anni oltre 15 milioni di turisti si sono avvicinati al mondo della produzione del vino, alla sua storia e alle tradizioni del territorio.
La legislazione in materia di enoturismo
Ma da chi è regolamentato l’enoturismo? E quali sono le leggi che regolano questa forma di turismo?
La legislazione in materia di enoturismo o turismo del vino è molto recente. All’inizio degli anni Duemila nascono le Strade del vino, ovvero percorsi tutelati lungo i quali insistono “valori naturali, culturali e ambientali, vigneti e cantine di aziende agricole o associate aperte al pubblico” e che hanno aperto le porte a un nuovo modo di concepire il turismo legato al cibo e al vino, e soprattutto alle eccellenze del territorio.
Risalgono invece al marzo 2019 le Linee guida in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica, fortemente voluti da tutti gli addetti del settore e approvati durante la Conferenza Stato-Regioni. Il Decreto Enoturismo regolamenta poi le visite in cantina, la fatturazione delle attività legate al turismo del vino e le competenze che deve avere il personale che opera in questo settore.
Enoturismo in Toscana: dove andare?
Uno dei luoghi più suggestivi legati all’enoturismo è la Val d’Orcia, che con i suoi paesaggi mozzafiato, i suoi borghi ricchi di storia e una fortissima vocazione enologica del territorio, è da sempre meta prediletta degli enoturisti.
Nel cuore della Val d’Orcia, a pochi chilometri da Montalcino, patria del Brunello, sorge Castello Banfi Wine Resort, una struttura ricettiva di lusso dedicato al turismo del vino e al benessere, un’oasi tra le colline toscane in cui regalarsi un piacevole weekend lontano dallo stress cittadino, in armonia con i ritmi lenti della campagna.
Turismo del vino: non solo degustazioni
Il cuore pulsante dell’enoturismo è certamente la degustazione dei vini e dei prodotti locali che, con la loro perfetta armonia di profumi e sapori, sono lo specchio dell’eccellenza del territorio. Castello Banfi Wine Resort organizza esperienze di degustazione personalizzate che vi permetteranno di gustare i sapori del castello e di viaggiare con il gusto e l’olfatto tra la Toscana e il Piemonte, provando i migliori vini firmati Banfi.
Inoltre, in perfetto accordo con lo spirito del turismo del vino, offriamo la possibilità di fare una visita unica attraverso i luoghi e le eccellenze che caratterizzano la nostra azienda, un percorso che inizia con la visita alla proprietà e ai vigneti, dove crescono i grappoli superbi che danno vita alle bottiglie più pregiate, prosegue con un tour guidato della cantina, un luogo dove le tecnologie di ultima generazione incontrano materie prime di altissima qualità e tradizioni di una volta, per terminare l’esperienza con un pranzo ricco di prodotti locali che soddisferà anche i palati più esigenti.
La Pettegola Banfi Limited Edition 2023 di Noma bar
Le figure estremamente lineari ed essenziali di Noma Bar avvolgono la bottiglia della Limited Edition 2023 di La Pettegola, il Vermentino di Banfi.
Noma Bar: l’artista
L’avventura di Banfi con il mondo del design prosegue e vede, per la prima volta, il coinvolgimento di un artista non italiano: Noma Bar, israeliano di base a Londra, millesimo 1973. Designer, illustratore, grafico, i lavori di Bar sono stati pubblicati su numerosi media internazionali, tra i quali BBC, Random House, The Observer e The Economist. La prima cosa che si nota, osservando le sue illustrazioni, è l’utilizzo di linee nette che delimitano lo spazio, da lui definito “spazio negativo”, e che consentono all’osservatore di vedere con la mente. Le sue collaborazioni con brand internazionali spaziano dalle campagne per Greenpeace, Amnesty International, IBM, Coca-Cola e molti altri. Molto celebri sono i suoi ritratti di personaggi politici, cantanti e attori, ma anche protagonisti delle fiabe e tanti animali.
L’etichetta Limited Edition 2023 di Noma Bar per La Pettegola di Banfi
Con La Pettegola Limited Edition di Banfi, Noma Bar si avvicina per la prima volta al mondo del vino. “Non avevo mai lavorato prima su un’etichetta o con la realtà aumentata”, dichiara. “Ma le sfide come questa proposta da Banfi, sono quelle che più mi appassionano. Ho voluto coniugare il mio stile con il mondo de La Pettegola, immaginando un mondo tra donne intente a rivelarsi sogni, passioni e segreti di fronte ad un bicchiere di vino. Le loro emozioni, così come i dettagli de La Pettegola, sono comenascoste in piena vista: lo stupore che si crea nel guardare più da vicino è ciò che rende il design e la vita, in fondo, così speciali”.
L’artwork di Noma Bar rappresenta cinque figure femminili che, se a prima vista possono sembrare un enigma, osservandole meglio se ne possono cogliere i dettagli più veri, scoprendo che in ognuna di loro c’è un po’ de La Pettegola. Un calice dorato, una bottiglia affusolata, un uccellino dalle ali spiegate. I simboli de La Pettegola sono trasformati dall’artista in segni distintivi per un’etichetta piena di tante sfaccettature diverse, tutta da scoprire.
Le Limited Edition La Pettegola degli anni passati
La Pettegola, prodotto per la prima volta nel 2012, a partire dal 2018 vanta un’edizione limitata (solo ventimila bottiglie per la 2023) firmata, ogni anno, da artisti e designer di fama internazionale. La prima, nel 2018, è stata disegnata da Alessandro Baronciani, nel 2019 è stata la volta di Ale Giorgini, a cui sono seguiti Riccardo Guasco nel 2020, Elena Salmistraro nel 2021 e i Van Orton per l’edizione 2022.
In occasione della decima vendemmia del Vermentino firmato Banfi si è pensato, inoltre, di produrre una confezione speciale, in edizione limitata, con le sei Limited Edition.
Banfi Experience e Realtà Aumentata
Anche per l’edizione 2023, l’etichetta della Limited Edition prende vita grazie alla Realtà Aumentata, le cinque figure femminili protagoniste dell’artwork si animano esprimendo i loro pensieri e le loro emozioni.
Per vedere l’etichetta animata basta scaricare la app Banfi Experience (Apple Store – Play Store) ed inquadrare la bottiglia.
Banfi ridisegna il proprio modello di governance dal 2023
Dal 10 gennaio 2023 si è aperta una nuova pagina per Banfi. Un passaggio indispensabile per sostenere la leadership aziendale e proseguire nel percorso di continuità culturale e di proprietà familiare.
Banfi, l’azienda leader del Brunello di Montalcino, ha deciso di riorganizzare e rendere più attuale e dinamico il proprio modello di governance. Il tutto nel segno della continuità culturale e di una maggiore integrazione tra il management statunitense e quello italiano.
Enrico Viglierchio, oltre a mantenere il ruolo di Direttore Generale del gruppo, assume l’incarico di Presidente del CdA di Banfi Società Agricola srl. Nel suo nuovo ruolo diviene responsabile dei settori agricolo, enologico e di produzione. Ad affiancarlo, come Vice-Presidente, Gabriele Mazzi, CFO di entrambe le società Banfi srl e Banfi Società Agricola srl, oltre a Cristina Mariani-May, Philip Calderone e Jason Arfin.
Rodolfo Maralli è stato nominato Presidente del CdA di Banfi srl e, oltre al nuovo incarico, proseguirà nella sua funzione di Direttore Commerciale e Marketing, Comunicazione esterna e Relazioni con la stampa. Vice-Presidenti della società sono stati nominati Enrico Viglierchio, Gabriele Mazzi ed Elizabeth Koenig, di fresca nomina a Direttore Hospitality di Castello Banfi Wine Resort. Cristina Mariani-May, Philip Calderone e Jason Arfinsono sono gli altri membri del Consiglio di Amministrazione.
Nel nuovo modello di governance spicca la nascita di un Comitato Esecutivo, con funzioni di pianificazione strategica e indirizzo di medio-lungo termine che, presieduto da Cristina Mariani-May, vedrà al proprio interno i membri dei due CdA. Il tutto a ribadire il fine ultimo di questo percorso organizzativo: l’integrazione delle due anime, italiana e americana, e la spinta verso l’innovazione e il cambiamento.
Cristina Mariani-May sempre più protagonista della Banfi del futuro commenta: “Ringrazio il team Banfi al completo, per il percorso fatto e, soprattutto, per il radioso futuro che ancora dobbiamo scrivere. Un caloroso ringraziamento va anche a Remo Grassi per i suoi oltre 40 anni di passione e dedizione nella nostra azienda. La nuova organizzazione ci proietta verso un nuovo modo di lavorare insieme, come un’unica azienda, per raccogliere e vincere le sfide del futuro: for a better wine world”.
6 borghi in Toscana dove vivere
Sogni una vita più lenta, a contatto con la natura e con i prodotti coltivati sul territorio? Lasciati guidare nei piccoli borghi toscani da sogno.
6 piccoli borghi in Toscana dove vorresti vivere
La Toscana, terra ricca di storia, arte e cultura in ogni sua forma, oltre a essere una meta ambita dai turisti di tutto il mondo è anche una regione dove si può valutare di trasferirsi stabilmente per cambiare stile di vita.
Il richiamo principale è quello dei piccoli borghi in Toscana, dove vivere una vita a più stretto contatto con la natura che da un punto di vista professionale può offrire diversi sbocchi di carriera, ad esempio nel settore turistico, agricolo ed enogastronomico.
Per chi si chiede dove andare ad abitare in Toscana per cambiare stile di vita, ecco 5 piccoli borghi in Toscana dove vivere.
Brento Sanico
Brento Sanico è un piccolissimo borgo toscano situato nel cuore delle montagne dell’alto Mugello, in una conca seminascosta alla vista; rappresenta un’occasione unica per trasferirsi in Toscana lasciandosi alle spalle la frenetica vita di città per dedicarsi ad esempio all’agricoltura e all’allevamento.
Questo borgo, infatti, abbandonato negli anni Sessanta, è al centro di un importante progetto di riqualificazione e ripopolamento: le case verranno ristrutturate utilizzando la bellissima pietra serena locale e cedute in comodato d’uso gratuito.
Sovana
Sovana, una frazione del comune di Sorano in provincia di Grosseto, è uno dei più incantevoli piccoli borghi in Toscana dove vivere se si ama l’arte e la cultura. Il luogo era abitato già in epoca etrusca e divenne presto un importante borgo medievale.
Testimonianze di questo antico passato sono visibili ad ogni passo all’interno della cittadina, tra i numerosi edifici religiosi e militari, come la Rocca aldobrandesca o nella vicina area archeologica.
Il paese conta qualche centinaio di abitanti ed è ben collegato con gli altri centri della maremma.
Bagno Vignoni
Anche Bagno Vignoni vanta origini antichissime: già i romani lo prediligevano, tra tutti i centri della Val d’Orcia, per la presenza di sorgenti termali di origine vulcanica, e persino Lorenzo de’ Medici ne fu ospite.
San Gimignano
Di certo più grande e più famoso dei precedenti è il borgo di San Gimignano, conosciuto come “la città delle torri” e dichiarato patrimonio dell’UNESCO. Trasferirsi in Toscana e optare per vivere a San Gimignano offre la possibilità di godere di tutti i vantaggi di un piccolo borgo senza rinunciare a servizi e infrastrutture di diverso tipo. Inoltre, questo borgo toscano offre alcune possibilità lavorative nel settore del turismo e della produzione del vino.
Montepulciano
Ugualmente famoso per il vino, ma anche per le sue acque termali e per il suo aspetto tipicamente medievale, è Montepulciano, uno dei luoghi più incantevoli dove vivere in Toscana. Il borgo, che ospita quasi 15.000 abitanti, si trova al confine con l’Umbria ed è ricco di zone verdi, ideali per le famiglie amanti del trekking e delle escursioni.
Poggio alle Mura
Tra i luoghi medievali più caratteristici della Toscana vi segnaliamo anche la località di Poggio alle Mura, situata nel comune di Montalcino e poco distante dal confine con la provincia di Grosseto.
Qui si trova il Castello Banfi di Poggio alle Mura, uno dei migliori wine resort nei pressi di Montalcino. Sebbene non sia possibile vivere a Poggio alle Mura, stabilirsi nei pressi di questa località, ad esempio a Montalcino, offre la possibilità di iniziare una vita a contatto con la natura e dove le possibilità di lavorare nel settore enologico sono numerose.
Gli amanti del vino avranno inoltre l’occasione di frequentare l’Enoteca Banfi, un’incantevole bottega toscana d’altri tempi dove acquistare le più rinomate etichette Banfi e i prodotti tipici locali. Inoltre, all’interno del Castello Banfi è collocato il Ristorante La Sala dei Grappoli e il ristorante La Taverna, luoghi perfetti per chi ama il gusto della tradizione.
Matrimonio in Toscana: dove farlo?
Dove e come organizzare un matrimonio in Toscana? Ecco un esempio di location perfetta per rendere indimenticabile questo giorno.
Matrimonio in Toscana: la location perfetta
Celebrare il proprio matrimonio in Toscana è il sogno nel cassetto di molte coppie. Il fascino dei paesaggi toscani, con le sue tipiche colline, i vitigni, i castelli arroccati e i borghi d’altri tempi, unito all’ospitalità tipica degli abitanti di questa regione e alla qualità dei prodotti enogastronomici, rende la Toscana la location ideale.
Tra i luoghi per un matrimonio in Toscana che meglio racchiudono queste caratteristiche c’è Castello Banfi, nelle vicinanze di Montalcino, terra del Rosso e del Brunello, una location per matrimoni in Toscana elegante e raffinata in una cornice unica e ricca di storia.
Matrimonio presso Castello Banfi Wine Resort: ospitalità e alta cucina
Per chi si chiede dove fare un matrimonio in Toscana che sia davvero indimenticabile, Castello Banfi Wine Resort è la scelta ideale: il castello sarà infatti ad uso esclusivo degli sposi e dei loro ospiti, che potranno passeggiare tra le mura medievali, ammirare i vigneti, la tranquilla campagna toscana e gustare l’alta cucina, genuina e a km zero, dei nostri chef che sapientemente intrecciando sapori della tradizione alle nuove tendenze culinarie.
Le location per un matrimonio in Toscana di Castello Banfi Wine Resort
Grazie alla versatilità degli spazi interni ed esterni del Castello e alla cura per i dettagli, è possibile personalizzare la cerimonia, l’aperitivo di benvenuto, il pranzo o la cena, scegliendo la formula più adatta ad ogni esigenza e sfruttando le diverse location all’interno o all’esterno del resort.
Spazi esterni che si affacciano sulla campagna Toscana
La posizione strategica della struttura rende il castello il luogo ideale per un matrimonio: la Terrazza, ad esempio, situata a ridosso delle mura, offre una vista mozzafiato sulle colline toscane, come in una cartolina dove i vigneti baciati dal sole si trasformano nello sfondo perfetto per un matrimonio in vigna in Toscana.
Gli spazi all’aperto sono numerosi: cortili, terrazze e giardini possono essere adibiti a ospitare il buffet, l’aperitivo di benvenuto o il tradizionale taglio della torta. Uno dei luoghi più romantici di tutto il castello è ad esempio il Roseto, dove l’incanto della natura e delle mani esperte di flower designer e giardinieri si incontrano per dare vita a un luogo da favola, uno sfondo incredibilmente romantico e suggestivo per le foto ricordo o per pronunciare il celebre “sì” circondati dalle bellezze e dall’eleganza delle rose, il fiore simbolo dell’amore.
Spazi interni ricchi di fascino nelle mura del castello
Ma il fascino del castello è racchiuso anche tra le sue mura antiche. Grazie alla cura dei dettagli e all’eleganza degli arredi, ospiti e sposi potranno godere di tutti i comfort durante la cerimonia e il ricevimento in una location per matrimoni in Toscana unica e inusuale.
Un evento su misura
Castello Banfi Wine Resort, con i suoi spazi interni ed esterni romantici e allo stesso tempo versatili negli allestimenti, offre diverse cornici dove poter organizzare i molteplici momenti della vostra cerimonia. Ogni dettaglio può essere curato e personalizzato in base alle esigenze degli sposi, per offrire loro il matrimonio che hanno sempre sognato.
Alla magia della struttura contribuisce, oltre all’unicità della location e alla proposta gastronomica, l’eccellenza dello staff, che vi assisterà per rendere indimenticabile e unico il vostro giorno speciale.
Camere e suites per gli ospiti
Infine, gli sposi che scelgono di celebrare il loro matrimonio in Toscana tra le mura del Castello Banfi Wine Resort potranno avere a disposizione, oltre agli spazi privati del castello, anche le camere e suites che fanno parte del resort, con la possibilità di dormire in un autentico castello medievale, immersi nella natura con tutti gli agi e i comfort di una struttura di lusso.
Cosa serve per aprire un’enoteca?
Dal vino, agli abbinamenti, all’atmosfera: ecco come Castello Banfi Wine Resort ha aperto la sua enoteca e qualche suggerimento per aprire la vostra.
Come aprire un’enoteca di successo?
Negli ultimi anni, il fenomeno delle enoteche, dei wine bar e delle visite alle cantine in Italia è sempre più in voga. Sono in molti, dunque, a chiedersi cosa ci vuole per aprire un’enoteca e come avviarne una di successo. In questa breve guida su come aprire un’enoteca risponderemo a tutte le domande più frequenti sull’argomento.
Differenza tra enoteca e wine bar
Occorre innanzitutto fare una distinzione tra enoteca e wine bar, spesso utilizzati impropriamente come sinonimi:
l’enoteca è il luogo in cui vengono venduti i vini (di produzione propria o importati) insieme ad altre bevande alcoliche e prodotti tipici della cucina locale. Rispetto a un normale negozio di vini, l’enoteca offre una scelta più selezionata di etichette e la possibilità di effettuare visite guidate alle cantine, accompagnate anche da degustazioni dei vini;
il wine bar è invece un vero e proprio luogo di ristorazione, con tanto di menù, posti a sedere e diverse pietanze che accompagnano e valorizzano il vino.
Cosa ci vuole per aprire un’enoteca?
Come per ogni attività, è fondamentale elaborare un business plan. Quest’ultimo dovrà prevedere diversi tipi di analisi, ad esempio:
quella sui costi, necessari per l’apertura dell’attività;
un’analisi del target, ossia delle tipologie di utenti che si vogliono raggiungere con la propria attività;
sulla progettazione della location;
sugli obiettivi a medio e lungo termine dell’attività.
Cosa fare per avere la licenza per vendere vino?
Nel caso in cui si desideri aprire un wine bar o un’enoteca è utile, ad esempio, aver conseguito un diploma presso un istituto alberghiero, avere maturato un’esperienza nella ristorazione di almeno due anni prima di aprire la vostra attività e aver frequentato dei corsi per sommelier.
Le regioni bandiscono inoltre con una certa regolarità i corsi SAB (Somministrazione di Alimenti e Bevande), ossia percorsi formativi con scopo abilitativo all’esercizio delle attività di commercio alimentare e per la vendita di generi alimentari e bevande. Inoltre, è obbligatorio disporre del certificato HACCP relativo alle norme igieniche e di sicurezza necessarie a servire cibi e bevande al pubblico.
È inoltre necessario essere in possesso della licenza per la vendita di alcolici. Ma cosa fare per avere la licenza per vendere vino? Sarà sufficiente presentare l’apposita domanda all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, anche tramite raccomandata. Infine, tra la documentazione utile per aprire un’enoteca o un wine bar bisogna disporre di:
Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) per attività commerciali;
Partita IVA;
codice ATECO corrispondente.
Quanto costa aprire un’enoteca?
Documentazione, permessi e licenze costituiscono le voci iniziali da inserire nel piano di spesa per l’apertura di un’enoteca, alle quali va poi aggiunto il costo dell’affitto o dell’acquisto del locale, dell’arredamento, dell’approvvigionamento del vino e quello per l’assunzione del personale.
Mediamente, il costo iniziale di apertura di un’enoteca si aggira intorno ai 30.000 euro, vini esclusi.
L’Enoteca Banfi: un caso di successo
Per capire cosa serve per aprire un’enoteca, il consiglio è quello di prendere l’esempio dalle attività di successo presenti sul nostro territorio, come ad esempio l’Enoteca Banfi, situata nel cuore della terra del Brunello, presso Castello Banfi Wine Resort, a soli 20 km da Montalcino.
La prima cosa che colpisce i visitatori entrando in questa enoteca è la sua atmosfera: l’arredamento è stato realizzato con materiali di pregio e mobilio antico in modo da ricreare una bottega toscana d’altri tempi. Entrare nell’Enoteca Banfi non è solo un’esperienza di acquisto ma anche di immersione alla scoperta dei luoghi e delle tradizioni legate al mondo del vino.
Si tratta inoltre di un’enoteca che si caratterizza per la varietà dei prodotti in vendita: spumanti, grappe, olio extravergine e molte altre eccellenze della gastronomia locale oltre, ovviamente, a l’accurata selezione dei vini Banfi, rinomati e apprezzati in tutto il mondo per qualità e gusto.
Infine, l’Enoteca Banfi organizza per i suoi ospiti esperienze di degustazione con prodotti tipici locali (es. formaggi, salumi, ecc.) in abbinamento ai vini proposti, oltre alle affascinanti visite alle cantine Banfi. Si tratta di veri e propri tour che comprendono una passeggiata tra i vigneti, dove è possibile ammirare le molteplici varietà di uve coltivate nelle tenute Banfi, e presso la cantina, un ambiente elegante, rustico e al contempo moderno.
La cura del cliente e l’eccellenza dei prodotti in vendita restano infine un altro tassello fondamentale da tenere a mente per aprire un’enoteca di successo.
Riciclare le scatole di legno del vino
Possono diventare mensole, vani portaoggetti o accessori per i nostri animali domestici: ecco 5 idee per riciclare le cassette di legno del vino.
5 idee di riciclo per le cassette del vino
Le cassette di legno del vino, in particolare quelle delle bottiglie più pregiate, contribuiscono al valore del prodotto stesso. Possono infatti essere realizzate artigianalmente e con legni di qualità.
Le più belle vengono spesso conservate insieme alle bottiglie o esposte in cantina oppure in soggiorno come veri e propri elementi di design. In alternativa, è possibile riciclarle per ottenere oggetti del tutto nuovi. A questo proposito, le idee su come riciclare le cassette di legno del vino sono davvero molte.
Trattandosi inoltre di oggetti dalla forma rettangolare molto versatile e dal materiale durevole e resistente, è possibile il riutilizzo delle cassette di vino in diversi ambienti della casa. Ecco quindi 5 idee su come riciclare le scatole di legno del vino.
Porta spezie o porta tè
Se ti stai chiedendo come riciclare le scatole di legno del vino, la soluzione più semplice è quella di darle nuova vita senza apportare sostanziali modifiche e cambiando solo il loro contenuto, utilizzandole ad esempio come porta spezie o porta bustine di tè. Potete scegliere di lasciare le scatole prive di decorazioni oppure abbellirle con la tecnica del découpage per un effetto vintage di grande fascino.
Come contenitore per le bustine di tè sono particolarmente indicate le cassette di vino per bottiglie singole. Per il riciclo di una cassetta di vino da bottiglia singola, infatti, le misure della confezione in legno sembrano fatte apposta per contenere le bustine di tè più vendute in commercio.
Per quanto riguarda invece il contenitore per le spezie, potete usare la scatola così com’è oppure appenderla alla parete, avendo cura di fissarla bene per poi sistemare tutti i vasetti così da poterli facilmente raggiungere quando state cucinando. L’aggiunta di qualche piantina aromatica tra un barattolino di spezie e l’altro, insieme all’aspetto rustico ma di classe delle scatole in legno, rendono questa idea di riutilizzo delle cassette di vino davvero elegante e semplice da realizzare.
Libreria
Un’altra idea molto facile da realizzare per riciclare le scatole di legno del vino è quella di utilizzarle come mensole appese alla parete o di creare delle vere e proprie librerie, utilizzando le cassette di vino come ripiani. Grazie alla versatilità di queste scatole è possibile creare un numero infinito di composizioni, alternando ad esempio spazi vuoti e pieni a partire da geometrie accattivanti o seguendo un design più classico, collocando le scatole una sull’altra. Una libreria di questo tipo si abbina in modo particolare agli ambienti rustici o shabby chic.
Lampada
Questa idea per il riutilizzo delle cassette di vino richiede invece una buona manualità ma il risultato è un elemento d’arredo unico nel suo genere, raffinato ed elegante, da poter posizionare in ogni stanza della casa per creare un’atmosfera di relax: ecco come trasformare la cassetta di vino in una lampada decorativa.
Uno dei metodi più semplici prevede di utilizzare la scatola priva di coperchio per trasformarla in una light box, incollando a un paio di centimetri dal bordo, all’interno del contenitore, una striscia di luci a led di piccole dimensioni. Successivamente, è necessario inserire al posto del coperchio una lastra di plexiglass, lucido o opaco a seconda dei vostri gusti, che si può decorare con scritte o immagini stilizzate.
Un secondo metodo prevede invece di intagliare i contorni di una figura (magari proprio una bottiglia di vino o un calice) con appositi strumenti per poi inserire, all’interno della scatola, una lampada, avendo cura di praticare un foro sul retro per la fuoriuscita del cavo.
Porta calici
Un’idea elegante e da veri intenditori per il riciclo delle cassette di vino è quella di trasformarle in decorazioni per la cantina, e in particolare in ripiani per conservare i calici.
I bicchieri da vino vanno conservati preferibilmente a testa in giù, per impedire che si possa accumulare la polvere all’interno della coppa. Per evitare piccole sbeccature sul bordo della coppa, sarebbe inoltre opportuno che fossero sollevati dal ripiano. È infatti possibile montare al suo interno, su uno dei lati lunghi, un apposito supporto per calici: nella maggior parte dei casi, questi particolari binari sono indicati per essere montati su elementi in legno, come mensole o scatole del vino riciclate.
Una soluzione con calici sospesi che riutilizza le scatole di legno del vino è non solo elegante e raffinata ma anche pratica e funzionale per una perfetta conservazione dei bicchieri.
Cuccia per animali domestici
Un’idea originale per riciclare le scatole di legno del vino è infine quella di trasformarle in confortevoli cucce per gli animali domestici, come gatti o cani di piccola taglia. Le cassette per vini più grandi, quelle che in genere ospitano due o tre bottiglie, sono le più indicate per questo tipo di riciclo.
È possibile rivestire il fondo con un cuscino imbottito, così da rendere l’accessorio ancora più confortevole per i nostri amici a quattro zampe. Si può anche realizzare una cuccetta a più livelli, montando ai quattro angoli superiori della scatola dei blocchetti di legno che fungano da rialzo e da sostegno per installare una seconda scatola/cuccia.
Spumante: scegli quello giusto per le feste
Lo spumante è uno dei protagonisti indiscussi nei menù durante le festività: durante la Vigilia di Natale, a Natale e a Capodanno si stappa una bottiglia e si dà il via ai festeggiamenti con un calice di bollicine. Lo spumante è inoltre un vino che si presta a diversi abbinamenti: dai piatti di pesce alle portate classiche all’aperitivo.
Esistono numerosi tipi di spumanti: a seconda del metodo di produzione e della variazione della quantità di zucchero adoperata le bottiglie di spumante possono essere molto diverse tra loro, differenziandosi in fatto di effervescenza, aroma e gusto.
Ma come distinguere tra le diverse tipologie di spumanti? E qual è il significato della dicitura “spumante extra dry” o “spumante brut”? Cosa significa la dicitura “spumante metodo classico” o “spumante millesimato”? Ecco, quindi, un approfondimento sullo spumante per rispondere a queste e altre curiosità.
Processo di rifermentazione: spumante Metodo classico o charmat
Una prima differenziazione tra gli spumanti viene effettuata in base al processo di rifermentazione impiegato.
Negli spumanti Metodo Classico, la seconda fermentazione avviene direttamente in bottiglia attraverso l’aggiunta del cosiddetto liqueur de tirage, una soluzione a base di zuccheri e lieviti selezionati in grado di attivare la rifermentazione del vino.
Negli spumanti Metodo Charmat, invece, la rifermentazione avviene in botti di acciaio inox a temperatura controllata attraverso l’aggiunta di zuccheri e lieviti selezionati. Il risultato è uno spumante fresco e dal bouquet aromatico complesso.
Gradazione e dolcezza dello spumante
Una seconda classificazione viene fatta in base alla dolcezza dello spumante che non viene misurata solo in termini di residuo zuccherino ma anche in base ai livelli di alcol, acidi e tannini. A seconda della variazione di tutti questi elementi, uno spumante può essere:
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secco
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abboccato
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amabile
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dolce
A partire dalla sola variazione del contenuto di zuccheri (o residuo zuccherino), invece, gli spumanti si differenziano in:
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spumante brut
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spumante extra brut
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spumante dry
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spumante extra dry
Tale denominazione è sancita dalla Regolamentazione della Commissione (EC) N. 607/2009 del 14 luglio 2009.
Spumante brut
Si definisce “brut” uno spumante con un residuo zuccherino molto basso (meno di 12 grammi per litro) e che si contraddistingue per un sapore intenso e dalla spiccata acidità. Tra i grandi classici spumanti brut segnaliamo, ad esempio, il Brut Metodo Classico prodotto da Banfi, un eccezionale spumante dal perlage fine e persistente che allieta il palato con un gusto fresco e vivace, leggermente amarognolo sul finale, grazie al carattere deciso e volitivo della cuvée con cui viene preparato (Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Bianco).
Vino spumante extra brut
Lo spumante “extra brut”, invece, ha un residuo zuccherino inferiore a 5 grammi per litro. Per questo motivo risulta asciutto e delicato, il compagno perfetto per ogni tipo di pasto.
Spumante dry
Lo spumante “dry” è quello con il maggior residuo zuccherino: tra i 17 e i 32 grammi per litro. Rientra nella categoria dei vini amabili e si tratta quindi di uno spumante estremamente dolce, capace di esaltare piatti esotici e particolari, combinandosi sapientemente con alimenti speziati e dai sentori piccanti oppure in accompagnamento alla frutta candita, alla piccola pasticceria secca, per un fine pasto di estrema dolcezza durante le Feste.
Spumante extra dry
Lo spumante “extra dry” ha un gusto morbido e vellutato, grazie al residuo zuccherino compreso tra i 12 e i 17 grammi per litro.
Si sposa bene con piatti altrettanto delicati, sia a base di pesce che di carni bianche. Un’ottima bottiglia di spumante extra dry da stappare durante le Festività natalizie è ad esempio il Tener Extra Dry, lo spumante Metodo Charmat prodotto da Banfi con una piacevole aroma di frutti esotici e pesca, realizzato con varietà Sauvignon blanc e Chardonnay di qualità.
Cos’è lo spumante millesimato?
Infine, tra gli spumanti, ve ne sono alcuni che recano sull’etichetta la dicitura “millesimato”. Uno spumante millesimato è definito tale quando è stato prodotto utilizzando almeno l’85% delle uve raccolte e vendemmiate nella stessa annata.
Il Cuvée Aurora Alta Langa DOCG è, ad esempio, uno spumante millesimato di grande pregio, prodotto da varietà Pinot Nero e Chardonnay raccolte a mano e provenienti dalle zone di alta collina piemontesi. Il suo sapore è intenso, elegante e armonioso, con un finale fresco e sapido: è lo spumante ideale per accompagnare le cene delle festività, poiché si sposa alla perfezione con piatti di pesce come ostriche e crostacei.
Anche il Cuvée Aurora Rosé Alta Langa DOCG, prodotto interamente con Pinot nero di alta qualità, è uno spumante millesimato particolarmente adatto in questo periodo di Festa: è perfetto come spumante per l’aperitivo, grazie al suo profumo intenso e avvolgente, con sentori di scorza di mela golden, rosa canina e frutta secca.
Come si apre correttamente una bottiglia di vino?
L’esperienza legata alla degustazione di un vino inizia ben prima dell’assaggio, quando la bevanda si trova ancora in bottiglia. Dalla presentazione dell’etichetta, all’apertura della bottiglia fino al modo di versare il vino nei calici: ciascun passaggio dovrebbe seguire delle regole ben precise che il sommelier conosce molto bene e che mette in pratica con arte e maestria.
Tuttavia, anche se non si è esperti conoscitori di vini, è possibile imparare alcune di queste tecniche, ad esempio su come aprire una bottiglia di vino nel modo corretto per gustare un buon vino a regola d’arte e stupire i propri ospiti quando si porta la bottiglia in tavola.
Sapere come stappare una bottiglia di vino è importante per non danneggiare le caratteristiche organolettiche, gli aromi e il gusto di questa bevanda. Un classico incidente, ad esempio, è il tappo di sughero che si sgretola e che finisce all’interno della bottiglia, rendendola inservibile.
Gli strumenti per aprire una bottiglia di vino
Lo strumento più adatto per aprire una bottiglia di vino è il classico cavatappi, chiamato in alcune regioni italiane anche “tirabusciò”, dal francese tire-bouchon che significa appunto “cavatappi”. Il cavatappi professionale, quello utilizzato dai sommelier, oltre a essere dotato della tipica spirale o “verme”, dell’estrattore a doppio livello e della leva, è munito anche di una piccola lama, indispensabile per aprire la capsula che avvolge il collo della bottiglia sigillata.
Questo strumento è pratico, maneggevole e può essere utilizzato anche con una sola mano. In altri casi, come vedremo più avanti, si utilizza invece un cavatappi a lame, composto da due lame parallele collegate a un anello.
Come aprire il vino: i passaggi fondamentali
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Il primo passo per stappare una bottiglia di vino nel modo corretto è praticare con il coltellino del cavatappi una piccola incisione sulla capsula all’altezza dell’anello e sollevarla;
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successivamente si consiglia di pulire il collo della bottiglia con un tovagliolo per eliminare eventuali residui della capsula;
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a questo punto è necessario inserire la punta della spirale del cavatappi al centro del tappo e iniziare ad avvitare. Non è importante che la punta penetri all’interno di tutto il tappo, anzi, è sconsigliato: così facendo il rischio che qualche particella si distacchi dal tappo e finisca nella bottiglia è piuttosto elevato;
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la fase successiva prevede l’estrazione del tappo, facendo appoggiare la leva del cavatappi sul collo della bottiglia. Il movimento deve essere lento, con una torsione del polso leggera ma decisa per non spezzare il tappo. Al contrario di quanto si crede, stappare una bottiglia di vino nel modo corretto non provoca alcun rumore quando si estrae il tappo;
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una volta stappata la bottiglia di vino, ci si può apprestare a esaminare il tappo, per assicurarsi che non si sia rotto o che non ci siano tracce di muffe o funghi che potrebbero aver compromesso il vino:
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ora il vino è pronto per essere servito a tavola.
Come aprire una bottiglia di vino bianco
Quando si parla di come aprire una bottiglia di vino, è normale chiedersi se ci siano differenze tra il bianco e il rosso.
Il procedimento è simile per entrambe le tipologie di vino. La bottiglia di vino bianco, prima di essere aperta, va asciugata con un tovagliolo. In genere, infatti, viene portata in tavola direttamente dal frigorifero o dal secchiello del ghiaccio, dunque è importante asciugarla con cura per assicurare una corretta apertura.
Come stappare una bottiglia di vino rosso
Sebbene la procedura per stappare una bottiglia di vino rosso sia analoga a quella sopra descritta, per i vini rossi è necessario prendere alcuni accorgimenti in più prima dell’apertura delle bottiglie.
I vini rossi vengono conservati in posizione orizzontale all’interno di un ambiente controllato come la classica cantina o la più moderna cantinetta. Tuttavia, è consigliabile metterli in posizione verticale un giorno prima di servirli per agevolare il deposito di eventuali particelle sul fondo della bottiglia.
Come aprire una bottiglia di vino invecchiato
Aprire le bottiglie di vino invecchiato richiede, come anticipato, qualche accorgimento in più. Oltre alle accortezze sopra menzionate, è importante tenere presente che la lunga permanenza in cantina caratteristica di questo vino potrebbe intaccare l’integrità del tappo. Se si utilizzasse il cavatappi classico per stappare la bottiglia di vino, si potrebbe correre il rischio di sbriciolare il tappo e danneggiare così il vino.
Il consiglio per aprire una bottiglia di vino invecchiato è quello di adoperare un cavatappi a lame. Questo particolare strumento è composto da due lame parallele che vanno inserite nel tappo di sughero lateralmente (non dall’alto come con il cavatappi tradizionale). Fatto questo, si procede con la rotazione del cavatappi, tirando leggermente: è così possibile stappare la bottiglia di vino invecchiato senza rischi.